16/04/2018
La FNP CISL di Puglia ricorda oggi a 23 anni dal suo assassinio, Iqbal Masih, simbolo della lotta contro il lavoro minorile.
Nato in Pakistan, da famiglia cristiana, Iqbal è stato costretto a fare i conti con la povertà. Già a quattro anni va a lavorare in una fornace, per poi essere comprato da un fabbricante di tappeti: la propria famiglia non aveva i soldi per mantenerlo. Fu venduto per 12 dollari.
Il piccolo Iqbal ha dovuto capire sulla sua pelle le storture e la brutalità dello sfruttamento del lavoro minorile.
Ogni bambino, nel pieno della crescita, ha bisogno di vivere in un ambiente sano e protetto: Iqbal non ha potuto e, denutrito, il suo fisico non ha subito serie ripercussioni.
E così crebbe: incatenato, fra le percosse fisiche del padrone, costretto a lavorare per oltre dieci ore al giorno.
Nel 1992 riuscì a scappare e a partecipare, con altri bambini, alla manifestazione organizzata in sostegno di una legge che limitasse il lavoro minorile, poi approvata quell'anno, e da qui cominciò la sua vita da attivista per i diritti dei minori lavoratori. Iniziò a studiare e, nel 1993 viaggiò per tutto il mondo, facendosi portavoce dei diritti dell'infanzia, combattendo quella piaga di cui egli stesso era stato vittima: partecipò al boicottaggio dei tappeti pakistani, che egli stesso in passato era stato obbligato a produrre. Sulla scia della sua attività, il governo pakistano varò numerosi provvedimenti volti a contrastare questa piaga, tanto che molte fabbriche di tappeti che si avvalevano di manodopera infantile furono chiuse.
Il 16 aprile 1995 era Pasqua e, da buoni cristiani, Iqbal e la sua famiglia si erano riuniti per festeggiarla. Quel giorno, Iqbal perse la vita: fu ritrovato morto, in circostanze che ancora oggi appaiono misteriose
Un complotto della mafia dei tappeti. Qualcuno si era sentito minacciato dall'attivismo di Iqbal, la polizia fu accusata di collusione con gli assassini. Di fatto molti dettagli di quella tragica domenica sono rimasti poco chiari.